Molto discusse le iniziative intraprese in questi giorni dal sindaco del comune vesuviano di Palma Campania, Nello Donnarumma, per far fronte alla nutrita compagine straniera presente sul territorio (stimati 3500 migranti, prevalentemente del Bangladesh, su 15mila abitanti). Pochi giorni fa è infatti apparso un opuscolo, che invitava la comunità bengalese a rispettare le norme igieniche osservate e accettate in Italia, con un vademecum tradotto in lingua. Tra le precauzioni a tutela della salute pubblica, è risultato evidente l’invito a curare la propria igiene con deodoranti, preoccupandosi di lavare gli indumenti e di non diffondere germi con abitudini malsane, come starnutire liberamente o espettorare ovunque.
Un’altra azione, relativa proprio a questi ultimi due giorni, è stato il piano di incentivi (fino a 10mila euro), rivolto esclusivamente ai negozi in centro storico, che devono soddisfare alcuni requisiti essenziali per l’esercizio dell’attività: insegne in Italiano, conoscenza della lingua nazionale (almeno di livello A2) e vendita di prodotti con provenienza italiana garantita. In realtà, si tratta anche di un modo per emendare le zone del centro storico da negozi etnici e call center gestiti da migranti, prediligendo solo determinate categorie commerciali.
Per il sindaco Nello Donnarumma non si tratta di discriminazione razziale, ma “è il frutto di una mediazione fra comunità bengalese, amministrazione comunale e Asl”, secondo le sue stesse parole, che può garantire una maggiore integrazione nella comunità. L’obiettivo dichiarato dal primo cittadino è quello di valorizzare il proprio territorio, denominato “Bangla Campania” con evidenti accenti dequalificanti, ma si tratterebbe anche di un atteggiamento cautelare per evitare la diffusione di casi di Tbc, di recente registrati. Il piano di regolamentazione non rassicura affatto, però, il «Sindacato autonomo stranieri», che a Palma Campania rappresenta un gran numero di bengalesi, per cui annuncia una serie ricorsi.