I terremoti rappresentano la causa principale degli tsunami (circa l’80%), anche se non l’unica. È comunque la sola per la quale è possibile, con le reti di monitoraggio attuali, definire un sistema di allertamento. Il SiAM (Sistema Allertamento Maremoti), creato per analizzare i dati delle reti di monitoraggio in tempo reale, valutare la possibilità che in conseguenza di terremoti in mare o lungo la costa avvenga un maremoto e di quale entità e per diffondere messaggi di allerta, è composto da tre istituzioni: Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) che opera attraverso il Centro Allerta Tsunami (Cat), Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e lo stesso Dipartimento della Protezione civile. Nello specifico, il Centro allerta tsunami di Ingv, che opera 7 giorni su 7, h24, valuta la possibilità che un determinato terremoto, con epicentro in mare o nelle immediate vicinanze, possa generare uno tsunami e stima i tempi di arrivo attesi lungo le coste esposte. È invece compito del Dipartimento della protezione civile, sulla base delle valutazioni del Cat, diffondere i messaggi di allertamento alle strutture e componenti del servizio nazionale della protezione civile per raggiungere, nel minor tempo possibile, la popolazione potenzialmente interessata. I dati forniti dalla rete mareografica nazionale gestita dall’Ispra e dei mareografi presenti lungo le coste di altri paesi del Mediterraneo consentono, infine, di confermare o meno l’eventuale maremoto.
La nuova normativa che regolamenta il SiAM, elenca anche peculiarità e limiti del Sistema, ricordando tra l’altro che, date le caratteristiche del Mediterraneo, un bacino relativamente piccolo e chiuso, e i tempi incomprimibili della registrazione e valutazione dei dati sismici, non garantisce che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione di un messaggio di allerta così come che a un messaggio di allerta faccia sempre seguito uno tsunami. Ma è pure un sistema efficace e di monitoraggio continuo che non può mancare in un contesto di protezione civile che si rispetti.
Fonte: C.S.