I Mastiffs, la vera anima napoletana. Così un repoter olandese ha pensato di scrivere di Napoli

Calcio e Sport

Un reporter olandese venuto a Napoli con l’intento di penetrare nel gruppo dei Mastiffs per scrivere della città scrutando la sua vera anima, un po’ come ha fatto Nick Hornby per parlare di Londra. Gert Hage, classe 1957, si è trasferito per un anno in città e ha scoperto che per essere salutato dagli hoolingans napoletani, o da almeno uno di loro, non sarebbero bastati tre anni: ha cominciato, così, a passeggiare per ore nei quartieri e vicoli per capire, poi, che “Napoli non è da leggere sui libri, è da camminare…”.

Così è nato Napels. Een duivels paradijs (Napoli. Un paradiso diabolico), presto sarà tradotto in italiano, che rimanda all’opera che Benedetto Croce scrisse nel 1923 per scoprire quale segreto si celasse dietro il detto che resisteva fin dal Medioevo, che cioè Napoli fosse una città paradisiaca abitata da uomini maligni.

Ho incontrato e intervistato per ascoltare la sua analisi della città, a mio avviso distaccata ed obiettiva, più che mai realista, nuda, cruda e vera. Di passione e di odio, cos’è Napoli:

Gert, una persona che arriva a Napoli capisce subito che per i napoletani tifare la propria squadra è fondamentale. Secondo te cosa si può capire di una città parlando di calcio? “Sono rimasto colpito dal modo in cui i napoletani vengono accolti nello stadio di Torino: <Benvenuti in Italia> e i cori razzisti. E’ come se fosse arrivata una tribù, fa pensare ai Tuareg di Pasolini, insomma i napoletani come se avessero rifiutato il progresso. Ma se questa può sembrare una cosa brutta, in compenso Napoli ha delle bellezze straordinarie. Qui la gente è calorosa e diffidente, incredibile e ridicola (lo dice ridendo) allo stesso tempo…”

Ridicola? Perché? C’è qualche episodio che ti ha colpito quando hai vissuto qui? “Sono arrivato nel mese di novembre con abiti leggeri convinto di trovare il sole. Faceva un freddo bestiale e corsi a comprare un cappotto. Al mio ritorno tutti sapevano cosa avevo fatto, dove ero andato e perché avevo comprato questo cappotto. Questa è una cosa curiosa della città, quando arriva una faccia nuova vogliono subito capire chi sei, e mi fa alquanto ridere questa cosa”

Da questo punto di vista la città fa pensare ad un grande paese… Qual è stata la tua impressione dal punto di vista sociale e politico? “Il giornalista Giorgio Bocca in “Napoli siamo noi” ha scritto una triste verità di Napoli, e cioè che in città la politica fa finta di non vedere e io sono d’accordo. Forse, come pensava lui, il problema non è la camorra ma l’assenza di Stato. C’è un grande problema di disoccupazione giovanile: un ragazzo ad Amsterdam sa che se cade c’è lo Stato, qui invece non accade. Non capisco perché la gente ancora non si rivolti, allora cos’è che mantiene in equilibrio la città?”

Trovo importante il parere di una persona come te, che viene dall’estero. Quali sono le differenze più evidenti tra le due città? “Ad Amsterdam sono presenti delle elite che si preoccupano del continuo progresso della città. Mentre a Napoli tutti se ne fregano. E’ una città caotica dove l’immigrato non è un escluso di periferia ma è ben integrato al centro, nelle zone più ricche. Ecco, c’è molta integrazione: una volta ho assistito ad un funerale di un barbone alla chiesa del Gesù Nuovo, c’erano tantissime persone e addirittura un assessore ci ha tenuto ad intervenire dall’altare, come per dire <tu hai fatto parte di questa famiglia>”.

Gert, abbiamo parlato del Napoli, quale giocatore della squadra di De Laurentiis è seconde te il più forte? E Sarri, attuale allenatore, all’inizio del suo nuovo Napoli, è dovuto passare da un modulo con una difesa a 3 a uno a 4,  accogli con favore i cambi di modulo in campo? “Quando venni a vivere a Napoli mi piaceva molto Hamsik, quello era il Napoli di Benitez, allenatore che mostrava sicurezza, ma non ha fatto cose particolari, a differenza di Sarri che, anche se meno famoso, è un allenatore dinamico. Si, Sarri lo trovo molto… dinamico”.

Ora non resta che attendere la traduzione del libro per leggerlo in italiano e soprattutto vedere quanto successo avrà in Olanda questo libro su Napoli e la napoletanità. Intanto Gert Hage ha conosciuto abbastanza bene Napoli e probalmente ha urlato spesso “forza Napoli”.

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