Partiamo proprio dal titolo, come mai “Da Costa a Costa – من الساحل إلى الساحل” Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
La lingua della poesia è universale: fa da ponte sia pure mantenendo le caratteristiche peculiari di ciascuna sponda. Queste ne determinano la grammatica.
La parola tuttavia si trasforma in simbolo proprio per il contrasto tra segno strutturato (intelletto di ragione) e spinta emozionale (intelletto d’amore). Questo contrasto produce movimento, una energia cinetica, come nell’arco voltaico.
La parola prende il volo, si fa simbolo e compie attraversamenti inimmaginabili: lieve e limpida si fa bolla di vita rivelata. Il libro tratta dell’uomo, del mondo che lo circonda e del suo rapporto con la natura che lo circonda e che detta le sue regole.
Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
La realtà è la mia scrittura, la mia grammatica. La vivo e me ne cibo fino al rigurgito. La rimetto fuori in rivoli a volte disgustato ma pronto a coglierne l’aspetto vitalistico, la sua intima necessità.
La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Ciascun’uomo testimonia il suo tempo vivendo. Il poeta ne fa un epos cantato.
In questo libro ho raccontato l’itinerario dell’uomo e della sua parola dagli anni ’80 ad oggi: la fuga dall’uomo dell’uomo, il suo rapporto con la natura, i suoi esodi.
A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Da Costa a Costa – من الساحل إلى الساحل” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
“Da costa a costa” è un titolo che racchiude un itinerario. Il libro è nato dal bisogno di sottolineare alcune stazioni. Si tratta di testi scelti già pubblicati. Sono pochi gli inediti. Certo rileggersi può anch’esso essere formativo. Se non altro si potrà verificare la tenuta nel tempo della propria scrittura.
Di questo itinerario ricordo un episodio tenerissimo: l’incontro con il poeta milanese Franco Loi, la sua faccia emaciata, la difficoltà del suo respiro. Sembrava farsi più evidente nel silenzio di quella cucina semplice in quella casa di edilizia popolare di viale Misurata. Venivo dal Presbiterio di Pisnengo. Ospite per una settimana di Sebastiano Vassalli, l’autore de “La chimera” per intenderci.
Con altri amici, ricordo un pittore che si chiamava Pinto, avevamo aiutato il grande romanziere ad installarsi nella nuova abitazione. Fu, mi pare, Pinto ad invitarmi a scrivere un testo da musicare per i ragazzi. Fu in quell’occasione che scrissi “La gallina di città”.
Il testo, presente in questa raccolta, fu pubblicato solo nel 2009 in “Sulle tracce dell’uomo” Marcus edizioni Napoli.
Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Io vivo alle falde del Vesuvio nella campagna periferica di una cittadina che si chiama Terzigno. Sto a circa 5 Km dagli scavi di Pompei, a due passi dalle ville vesuviane.
Il Vesuvio è bocca della terra, dà lezioni di vita, nutrimento e, talvolta, morte. Ѐ la metafora dell’esistenza.
Il fuoco che, di tanto in tanto, la sua bocca sprigiona, è fuoco sacro, purificatore, è fuoco gonfio di vitalità. Diciamo che il Vesuvio con i suoi boschi è di per sé lingua, di sicuro, la mia lingua. I miei autori sono i lirici greci, i poeti come Omero e Lucrezio. Adoro Dante e Leopardi ma anche il Montale di “Ossi di seppia”.
Odio i minimalisti e le “Arkadie” postcomuniste. E credo, con il mio amico scomparso Sebastiano Vassalli, che il Poeta sia un “Unicorno” molto più figlio di Platone che di Aristotile, o meglio, un prodotto perfetto della cooperativa “Platone-Aristotile”.
Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
La musica certamente ma anche la pittura. Credo che entrambe siano discipline fondamentali per la bottega del poeta in fieri perché affinano l’orecchio e l’occhio immaginifico. Infine credo che i buoni maestri, le nostre buone radici non vadano individuate fuori l’uscio di casa.
Bisogna attraversare territori impervi e lontani perché il tempo ci viene incontro velocissimo e fugge via a ritroso come il paesaggio attraverso il finestrino e noi siamo viaggiatori in un treno ad alta velocità.
Scheda libro “Da costa a costa”:
Autore: Salvatore Violante
Introduzione e traduzione in arabo a cura di Hafez Haidar
Immagine di copertina opera di Luigi Franzese dalla collezione di Diego Macellaro
Editore Aletti 2022