Andrea Camilleri si è spento questa mattina all’età di 93 anni. Un personaggio che ha saputo sfruttare la forza mediatica per dar luce al suo grande capolavoro Il commissario Montalbano; una penna che ha saputo tratteggiare l’umanità dei personaggi , l’astrattezza della voce della denuncia, dei problemi sorti dopo l’ Unita di Italia e che ancora ci portiamo addosso.
Andrea Camilleri è stato uno degli ultimi intellettuali dell’ultimo secolo, capace di attraversare diverse forme di narrazione con lo stesso successo per oltre 60 anni: dalla sceneggiatura alla regia televisiva e teatrale, dalla saggistica alla narrativa. I suoi libri, tradotti in 120 lingue, hanno venduto oltre 30 milioni di copie e sono diventati una pietra miliare della letteratura contemporanea… nonostante, lo stesso autore, stentasse a credere nella sua fortuna ” non pensavo di diventare uno scrittore”. La passione per la scrittura, questa pulsione latente, ha raggiunto la superficie quando Camilleri era nel pieno della sua adolescenza. ”Mio padre era tutt’altro che un letterato, ma aveva un buon fiuto per le letture”. Guardava lo scaffale colmo di libri e, la voglia di palpare la delicatezza della carta, lo spinse a leggere il romanzo La follia di Almayer di Conrad. C’era poi la poesia, un qualcosa che lo turbava profondamente. ”Avevo una sorta di attrazione- rigetto”. L’attrazione fu molto più forte e, così, nel dopo guerra, iniziò a mandare e vennero pubblicate le prime poesie e prose.
”Mi capitò uno scritto sotto gli occhi di Pirandello del 1898 che diceva, di una data cosa la lingua ne esprime il concetto, della medesima cosa il dialetto ne esprime il sentimento. Su questa falsa riga ho cominciato a muovermi”. Il 1994 fu l’anno in cui scrisse la storia più apprezzata ‘La forma dell’acqua”. Ma non bastava, sembrava che il personaggio non fosse completo ed in questo modo, romanzo dopo romanzo, realizza una collana costituita da ben 30 scritti. Montalbano è un uomo in carne ed ossa, un personaggio reale, quasi un suo alter ego. ”In prossimità dei miei 80 anni , temendo l’arrivo dell’ Alzheimer, mi venne in mente come far finire questa avvincente storia. La fine l’ho già scritta, l’ho ripresa in mano di recente e mi sono accorto che andava riscritta, perché la mia scrittura ha subito un’evoluzione. Non sarà tanto un romanzo, ma un metaromanzo, dove il personaggio discute con me e con l’altro Montalbano, quello televisivo”.
Ma si sa, Montalbano muore, muore come possono morire solo i personaggi letterari. ”Finirà Montalbano. Nel momento nel quale finisco io, finisce anche lui”… Con consapevolezza e rassegnazione, Camilleri si esprime in questi termini, lasciandoci un patrimonio culturale e umano indubbio. Come più volte ha rilasciato nelle interviste, sa che con l’avanzare degli anni , il tramonto sarà solo un ricordo. Viene quella che Sciascia chiamava ”presbiopia della memoria”, un ricordo nitido della giovinezza e un ricordo offuscato dell’indomani. Di notte si invoca con esasperazione il sonno, dopo che l’immagine gli è stata negata dalla cecità, perché ”sapere che l’indomani, quando apri gli occhi, è lo stesso di averli tenuti chiusi”, è frustrante. Si comincia a provare tristezza, vengono alla mente i ”pensieri tinti”, quelli amari, ma poi si scende a compromesso con la vita e la si accetta per la sua durata. ”Quando nasci ti danno un biglietto indecifrabile dentro il quale c’è scritto tutto il tuo avvenire, anche il giorno e l’ora della tua morte, anche l’eventuale perdita della vista. Non capisco i miei amici che quando cominciavano a diventare vecchi erano tristi. Non lo sapevi che si invecchia? Devi prepararti a tutto, come alla vita, alla fine della vita , perché è una cosa naturale, era già scritto”.