La notizia del furto negli scavi di Pompei rappresenta un duro colpo per il patrimonio italiano e soprattutto per il soprintendente Massimo Osanna che ha così commentato l’accaduto: “Oltre al gesto che ferisce il sito di Pompei e il patrimonio culturale italiano, pur trattandosi di un pezzo di valore non inestimabile, mi colpisce anche da un punto di vista personale trattandosi di un’area nella quale avevo condotto direttamente lo scavo”.
Il furto riguarda una borchia, ornamento per porte, che era coperta solo nella parte antistante da un pannello di plexiglass. La borchia di diametro di 7,3 cm, della seconda metà del VI -inizi del V sec a.C. proviene dal Museo archeologico nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” di Potenza e ha un valore assicurativo di 300 euro. Il furto sarebbe avvenuto ieri ed è stato denunciato dai sorveglianti che a tarda notte si sono accorti della mancanza dell’oggetto. Sull’accaduto stanno indagando i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, al momento la zona oggetto d’indagine è posta sotto sequestro e non è accessibile al pubblico.
La borchia rubata la scorsa notte era una delle quattro borchie in bronzo applicate su una riproduzione della porta di Torre Satriano, in esposizione nella Mostra “Pompei e i greci” allestita nella Palestra grande. La mostra inaugurata ad aprile 2017 nasce da un progetto scientifico e da ricerche in corso che per la prima volta mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei. La notizia del furto ha scosso tutti, non tanto per il valore economico dell’oggetto rubato, come ribadito dal soprintendente ma soprattutto per l’affronto morale e solleva dubbi sul sistema di vigilanza e tutela del patrimonio.