La proposta di riforma del copyright approvata dalla commissione Giuridica del Parlamento Europeo e prossima alla discussione in aula del 2 luglio 2018 sta facendo discutere governo e FIMI. Nella giornata di oggi, martedì 26 giugno, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, nel corso di un intervento alla Camera dei Deputati, ha criticato pesantemente la nuova proposta di direttiva targata UE: “La Rete oggi è davanti ad un grande pericolo: quello della riforma del copyright. Per me l’Unione Europea dovrebbe puntare sull’educazione e non su provvedimenti come la link tax, che sarebbe una ‘tassa bavaglio’. La rete è al centro del cambiamento, e il cambiamento non può più aspettare”.
“Faremo tutto quello che è in nostro potere per contrastare la direttiva sul copyright al Parlamento europeo, e qualora dovesse passare decideremo se recepirla o meno”, ha aggiunto il Vicepresidente del Consiglio del governo Giuseppe Conte. Stringendo l’obbiettivo all’ambito musicale, il principale nodo da sciogliere nel dibattito tra governo italiano e FIMI riguarda essenzialmente l’Articolo 13 della proposta di riforma, supportato da diverse espressioni dell’industria musicale internazionale come IFPI (associazione di categoria globale della discografia) e Impala (consorzio che raggruppa le principali etichette indipendenti europee).
Questa modifica alla legislazione attualmente vigente obbligherebbe le piattaforme che sfruttano il modello del contenuto generato dagli utenti, ad esempio YouTube o SoundCloud, a firmare degli accordi di licenza con i proprietari dei contenuti, disinnescando così definitivamente lo status di safe harbour all’origine del fenomeno di value gap (principale ostacolo per la crescita dello streaming).