Non è una setta, non è un movimento sovversivo, tanto meno un passatempo; il Blue Whale viene considerato dagli esperti del settore la nuova frontiera del death game. E’ infatti un gioco a tutti gli effetti, che si è sviluppato in Russia e ha mietuto oltre 130 baby vittime e sembra che si estende a macchia d’olio tramite i social media, dove trova terreno fertile nelle giovani menti delle vittime, che sono state classificate in un range che va dai 9 ai 16 anni.
Il gioco presenta una prassi molto elementare, ma che trama al suo interno una ramificazione studiata nei minimi dettagli dalle menti criminali che lo hanno inventato, ci sono 50 livelli, che vengono spalmati in 50 giorni. Ad ogni livello corrisponde un compito ben preciso che il “player” è costretto ad eseguire per ordine di un curatore che gli viene affidato all’inizio del gioco ed ad ogni livello sale progressivamente la difficoltà del gesto sconsiderato da compiere. Se si osserva nel dettaglio questo fenomeno si evince che i 50 livelli rappresentano un percorso predeterminato di distruzione di ogni certezza e di depressione indotta nel giocatore. Il gioco ovviamente viene fatto nel massimo della riservatezza e l’aspetto più macabro è che non si può uscire dal tunnel del B W se non dopo il cinquantesimo livello con il sacrificio massimo, la morte.
Si parte con una “semplice” incisione sul palmo della mano, si passa poi a disegnare il simbolo del gioco inciso sul braccio con una lametta, poi bisogna alzarsi alle quattro del mattino per vedere film horror, video di suicidi propinati dal curatore e musica psichedelica, successivamente verrà segnalata la data della morte del giocatore che dovrà accettarla e giungere così al fatidico ultimo livello che comporta inevitabilmente il sacrifico estremo, uguale per tutti, un lancio in caduta libera dal grattacielo più alto della propria città, il tutto filmato da un amico che è a conoscenza del gioco.
Soffermandosi ancor di più su questa pratica si evince che ciò che cercano i giovani giocatori è il mondo fantastico che gli viene promesso dai curatori, evidentemente solo post mortem, dopo averli convinti che la loro vita non ha senso continuarla a vivere. Il gioco prende spunto dal nome dell’animale marino e dalla sua pratica di suicidarsi sulla riva delle spiagge dopo aver sbagliato itinerario durante i loro lunghi spostamenti per gli oceani.
Non sembra minimamente un caso che la morte dei ragazzini schiantati al suolo sembri molto simile ed è a tal ragione che bisogna fare un appello alla sensibilità di tutti i genitori, controllate maggiormente i vostri figli e cercate di entrare in empatia con loro, prima che sbglino percorso, proprio come le povere balenottere azzurre.