Appena due settimane fa, le fiamme del dolente rogo appiccato sul Vesuvio, stavano distruggendo senza sosta ogni angolo del Parco Nazionale del Vesuvio.
Chiunque abbia a cuore la propria terra, si è impegnato a prestarsi nel disperato tentativo di domare le fiamme, al fine di placare quanto prima una situazione divenuta un vero e proprio inferno. Ferdinando Ambrosio è annoverato tra gli eroi vesuviani che hanno impiegato tutte le proprie forze per cercare di risolvere la situazione.
Il fuoco era quasi arrivato a distruggere il lavoro di tutta la sua vita, ma fortunatamente, grazie al suo amore per la propria vigna, ed il suo territorio, è riuscito ad uscirne indenne, con anche un premio. “Gold 90+“, infatti, è il riconoscimento internazionale che Ferdinando ha ricevuto proprio nei giorni in cui le fiamme hanno minacciato il suo terreno. Si tratta del prestigioso premio francese medaglia d’oro “Gilbert & Gaillard“, che inserisce il Lacrymanera 2014-Lacryma Christi del Vesuvio Doc nella “Wine Guide 2018“, annoverandolo tra i più prestigiosi sul piano internazionale.
Particolarità unica di Vigne Ambrosio è che essa sorge su di una zolla di terreno risalente al 79 a.C., anno in cui una distruttrice eruzione del Vesuvio ricoprì completamente le antiche Ercolano e Pompei, del quale evento oggi testimoniano i siti del Parco Archeologico di Pompei e degli Scavi Archeologici di Ercolano. Circa 15 anni fa, con un’importante operazione di scavo a cura di Francesco Ambrosio, papà di Ferdinando, è stata riportata alla luce questa zolla di terreno favorendo l’ascesa di Vigne Ambrosio, che grazie ad un lavoro di cura e dedizione, ha coronato il riconoscimento “Gold 90+”.
Un altro fattore importante, ed elemento fautore del successo di Vigne Ambrosio, è l’agricoltura biologica dei vigneti, per la quale non vengono utilizzati erbicidi chimici, che andrebbero al contrario ad intaccare la qualità e la naturalezza del prodotto vinicolo, bensì concimazioni biologiche con l’esclusione totale di organismi geneticamente modificati (Ogm).
Il territorio vesuviano possiede una flora che conferisce ai vigneti profumi ed aromi da rendere il prodotto unico. Ed è stata una massima parte di questa flora ad essere distrutta da coloro che senza coscienza si sono divertiti ad appiccare il fuoco in questa meravigliosa terra. Il Lacrymanera di Ferdinando andava ad ogni modo salvato, così irripetibile da aver soddisfatto anche il palato di Papa Francesco lo scorso Natale, con un regalo dell’azienda.
Il Lacryma Christi del Vesuvio DOP vanta ben 4000 anni di storia, che lo proclamano il vino più antico della penisola italica. Accanto alla storia, sono sorte numerose leggende, tra le quali la più famosa narra di Lucifero, che sceso negli Inferi, aveva portato con sè un pezzo del paradiso. Pare che Gesù, riconoscendo nel Golfo di Napoli tale perdita, pianse abbondantemente, dalle cui lacrime nacquero viti di Lacryma Christi.
I vini del Vesuvio erano già famosi in epoca romana, sia presso le famiglie imperiali, alle quali erano riservate buona parte della produzione, sia ai poeti, che nelle proprie opere ne hanno decantato abbondantemente le virtù. Il poeta Marziale in uno dei suoi epigrammi ne celebra l’essenza e la bontà: “Haec iuga quam Nysae plus Bacchus amavit” , ovvero Bacco amò queste colline più delle sue native colline di Nisa.
Nel Medio Evo furoni i gesuiti ad impadronirsi dei vigneti, continuando la produzione del buon vino. E alla fine del 1700 e nei due secoli successivi, il Lacryma Christi ricevava già riconoscimenti internazionali, in occasione della fiera universale di Parigi. Curzio Malaparte, inoltre, nel suo romanzo “La pelle“, invita a bere questo Sacro Antico Vino.
“R” come Riserva. Carlo III di Borbone Re delle Due Sicilie, infine, il 7/9/1756 fece del tratto Somma-Vesuvio, delineato con una lettera R scolpita un pò in ogni dove, la prima Riserva Reale d’Europa, proteggendone e preservandone l’importanza… e tutelando, così, i vigneti produttori del nostro grande Lacryma Christi.