Sabato Primo Giugno scorso, partenza da Piana Tonda a Terzigno, il percorso segnato con un tappeto di un itinerario di fede fino alla Chiesa. Lo stesso tragitto che fecero i fedeli 90 anni fa prima del grande Miracolo che salvò Terzigno dall’eruzione del ’29 su 1856 metri di tappeto per portare le reliquie di Sant’Antonio da Padova e di Santa Brigida di Svezia.
Nonostante la pioggia che è giunta copiosa proprio alla partenza della Processione, i fedeli hanno percorso il tragitto con i Gonfaloni, alla presenza delle autorità civili e religiose locali che gli avi fecero a ritroso dalla parte più alta di Terzigno. Accolti in un reliquiario artistico le reliquie dei Santi hanno percorso quello stesso tragitto ricoperto da un meraviglioso tappeto realizzato con infinita creatività e tecniche diverse da tanti devoti.
La storia, trascorsi 90 anni da quei giorni di grande sofferenza che colpirono i nostri paesi, racconta della furia distruttrice del Vesuvio che eruttava, oscurò il sole e anche i cuori di quella povera gente che vedeva inghiottire le proprie case da quella lava che seppur lenta, inglobava tutto ciò che trovava sul suo corso.
Il Vescovo di Nola proprio in quei giorni aveva deciso di far costruire una nuova Parrocchia in quel luogo, denominato Avini da un antichissima devozione al Santo di Padova (Sancti Antonii Pat – avini). Il cataclisma rimandò la realizzazione della Parrocchia. Il conetto vulcanico sprofondò nella valle dell’inferno facendo avanzare ad una velocità di 5 km/h la lava incandescente. La fede di quella gente fu messa alla prova e tra i molti, che sentivano le loro speranze affievolirsi, c’era una moltitudine di fedeli del gran Santo che a spalle provò per ore a portarlo davanti alla lava per scongiurare la distruzione totale.
Era il 4 giugno del 1929 quando dopo vari arretramenti del gruppo con la taumaturgica statua, avendo perso quell’ultimo filo di speranza, la lasciarono a poche centinaia di metri dalla chiesetta. Erano le 23,30 quando la lava davanti alla statua miracolosamente si aprì in due costoni formando un ferro di cavallo lasciando illesa la statua e la Chiesa.
Subito si gridò al miracolo per ciò che era accaduto e come lo sguardo fiero del beato Antonio, fisso su quel fuoco che, dopo aver toccato leggermente il piede, non l’ebbe vinta. Pochi giorni dopo venne a constatare l’evento straordinario il Cardinale Alessio Ascalesi e qualche settimana dopo anche il Principe Umberto volle vedere l’accaduto.
“Vogliamo guardare in avanti – annuncia Don Gianluca Di Luggo – con la luminosa presenza di Sant’Antonio e Santa Brigida che sono stati proclamati cittadini onorari per essere monito a tre grandi progetti: Sant’Antonio, il santo dotto, ci indica la ripresa culturale; Santa Brigida, la donna riformatrice, ci indica il rispetto verso la donna e le sue caratteristiche specifiche; entrambi i Santi ci lanciano un altrettanto messaggio fondamentale per la crescita e la convivenza sociale e cioè l’integrazione di culture diverse dalla nostra”.
Il Parroco dichiara un auspicio: “Ci auguriamo che questo evento risvegli in tutti noi quel senso di speranza in un mondo sempre più scoraggiato che riscopri il senso dell’essere Cristiani oggi, tutelando quei valori non negoziabili che tante volte vengono feriti”. Infine aggiunge “Fare memoria della nostra storia ci aiuta a leggere meglio il presente e progettare il futuro”.